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mercoledì 28 novembre 2012


Urime Shqipërisë
dhe Popullit Shqipëtar
për Qindëvjetorin e Pavarsisë.
Urime zonjës Nënë
aq e dashur
aq e kënduar.
Urime mallit antik
aq i ëndërruar
aq i mitizuar.
Urime vëllait dhe motrës
aq të afërta
aq të ngusha


në bashkëpunimin e ardhmjës.
Pino Cacozza, poet arbëresh
28 Nëntor 2012


Auguri all’Albania
e al Popolo Albanese
per il Centenario dell’Indipendenza.
Auguri alla signora Madre
tanto amata
tanto cantata.
Auguri all’amore antico
tanto sognato
tanto mitizzato.
Auguri al fratello e alla sorella
tanto vicini
tanto stretti
nel comune impegno per il futuro.

Pino Cacozza, poeta italo-albanese
28 Novembre 2012


Urime Shqipërisë
dhe Popullit Shqipëtar
për Qindëvjetorin e Pavarsisë.
Urime zonjës Nënë
aq e dashur
aq e kënduar.
Urime mallit antik
aq i ëndërruar
aq i mitizuar.
Urime vëllait dhe motrës
aq të afërta
aq të ngusha


në bashkëpunimin e ardhmjës.
Pino Cacozza, poet arbëresh
28 Nëntor 2012


Auguri all’Albania
e al Popolo Albanese
per il Centenario dell’Indipendenza.
Auguri alla signora Madre
tanto amata
tanto cantata.
Auguri all’amore antico
tanto sognato
tanto mitizzato.
Auguri al fratello e alla sorella
tanto vicini
tanto stretti
nel comune impegno per il futuro.

Pino Cacozza, poeta italo-albanese
28 Novembre 2012


Urime Shqipërisë
dhe Popullit Shqipëtar
për Qindëvjetorin e Pavarsisë.
Urime zonjës Nënë
aq e dashur
aq e kënduar.
Urime mallit antik
aq i ëndërruar
aq i mitizuar.
Urime vëllait dhe motrës
aq të afërta
aq të ngusha


në bashkëpunimin e ardhmjës.
Pino Cacozza, poet arbëresh
28 Nëntor 2012


Auguri all’Albania
e al Popolo Albanese
per il Centenario dell’Indipendenza.
Auguri alla signora Madre
tanto amata
tanto cantata.
Auguri all’amore antico
tanto sognato
tanto mitizzato.
Auguri al fratello e alla sorella
tanto vicini
tanto stretti
nel comune impegno per il futuro.

Pino Cacozza, poeta italo-albanese
28 Novembre 2012

giovedì 22 novembre 2012

papas Angelo Prestigiacoma, ditët















http://www.arbitalia.it/storia/albania_storia.htm
(2000 a.C. - 167 a.C.)
 da ARBITALIA
L'Albania era abitata sin dalla preistoria, come attestano vari reperti archeologici.
I progenitori degli Albanesi sono gli Illiri, popolazione autoctona che occupava un territorio assai ampio, dal Danubio ai Balcani. Questa gens ha svolto un ruolo di rilievo nelle vicende politiche dell'antico modo mediterraneo.
Le prime manifestazioni di questa civiltà risalgono all' inizio del secondo millennio a.C., quando erano frequenti le guerre tra tribù. Per questo gli Illiri furono presto costretti ad unirsi in alleanze, tanto che il loro territorio si trasformò presto in uno stato potente.
Storici illustri, come Demostene e Strabone, ricordano il valore di queste “tigri della guerra”. In particolare Strabone, che descrisse tutte le tribù illiriche, nomina quella degli Albanet.
Verso il 1000 a.c., gli Illiri occuparono il territorio dell'attuale Albania fondandovi un regno.
Lo scontro con Roma, che mirava ad estendere il proprio controllo sull' Adriatico, fu inevitabile: le guerre illirico-romane, iniziate nel 229 a.C. si conclusero nel 167 a.C. con la vittoria di Roma. Il popolo illirico fu ridotto in schiavitù e il suo territorio fu frazionato in piccole unita' amministrative.
La decadenza di Roma e le invasioni barbariche(V sec. - XIV sec.)
Dopo la divisione dell'impero romano nel 395, i territori albanesi furono assegnati all'impero d'Oriente.

Nello stesso anno pero' iniziò una tragica serie di incursioni barbariche: Visigoti, Unni, Ostrogoti si riversarono in Illiria, Macedonia e Grecia. In ultimo, verso la fine del VI secolo tribù slave di Serbi raggiunsero il territorio albanese dove stabilirono numerosi principati autonomi e cancellarono dalla storia gran parte della popolazione autoctona, assimilandola.
Solo gli Illiri del sud resistettero agli uragani dei tempi, per riapparire sulla scena alcuni secoli più tardi col nome di Albanoi.
Nei secoli X e XI iniziò il declino del sistema sociale schiavistico, mentre al suo posto subentravano gli elementi caratteristici del feudalesimo: i nobili arbereshe si sganciarono da Bisanzio e formarono il principato di Arberia, il primo stato feudale albanese della storia.
Nei secoli successivi il Paese – dove già dall'XI secolo è documentato il nome di “Albanesi” per designare i discendenti degli Illiri – fu teatro di accese rivalità per il suo possesso tra i Bulgari, Veneziani, Svevi, Angioini, ecc., finché nel 1389 sopraggiunsero gli invasori turchi.
La dominazione turca(1389 -1912)
I principati locali resistettero uniti sotto la guida del principe Gjergj Kastrioti (Giorgio Castriota), detto Skanderbeg (1405-1468), che combattè con successo contro i Turchi, guidando l' insurrezione del popolo albanese, terrorizzato dai metodi repressivi dei dominatori.
Durante la lotta degli Albanesi contro gli Ottomani continuò a svilupparsi il processo di formazione di un unico Stato centralizzato, ed il vessillo della famiglia Kastrioti, con l' aquila nera bicipite in campo rosso, divenne la bandiera nazionale albanese.
Alla morte di Skanderbeg, gli Albanesi furono travolti dall'impero ottomano, che non aveva mai cessato di spedire regolarmente eserciti guidati dai più abili pascià turchi.
La definitiva occupazione ottomana portò con sé la rovina economica del paese e la decadenza della cultura autoctona, con la distruzione di città, opere d'arte e architettoniche e la conversione di gran parte della popolazione alla fede musulmana.
Numerose rivolte caratterizzarono il dominio turco, senza tuttavia abbatterlo.
Fu solo l'indebolimento della Turchia a opera della Russia (1877 –78) a dare nuova forza al movimento indipendentista albanese, che dal 1940 aveva cominciato a richiedere con insistenza prima il riconoscimento dei diritti politici e culturali dell' Albania, e dopo l'indipendenza.
Risale a questo periodo l' apertura della prima scuola albanese (1877) e l' introduzione di un alfabeto comune in tutto il Paese, in uso ancora oggi.
All' inizio del '900, sotto la minaccia dello smembramento e dell' annessione del territorio da parte delle monarchie balcaniche, le forze rivoluzionarie albanesi ripresero vigore: nel 1910 scoppio' la rivolta contro i Turchi.
Durante la prima guerra balcanica, in reazione alle incursioni in territorio albanese della coalizione nemica, Ismail Kemal Bey il 28 novembre 1912 proclamò l'indipendenza.
Le potenze europee riconobbero tale indipendenza ma affidarono il potere al principe tedesco Guglielmo di Wied (aprile 1914).
Tra le due guerre(1914 - 1945)
Lo scoppio della prima guerra mondiale spazzò via questa fragile costruzione politica. L'Italia, la Grecia e vari altri paesi occuparono l'Albania, la cui indipendenza fu riconosciuta finalmente nel 1920.
Continue crisi interne laceravano pero' il paese: nel 1924 si scatenò la rivoluzione democratico-borghese contro i latifondisti reazionari e pochi mesi salì al potere un governo progressista.
La controrivoluzione non si fece attendere e il governo democratico fu rovesciato dai reazionari guidati da Ahmet Zogu, che si fece eleggere nel 1925 presidente della repubblica e nel 1928 si proclamò re (in realtà con poteri dittatoriali).
Sotto questo regime, l' Albania continuò ad essere il paese più arretrato d'Europa: nel 1938 l' 80% della popolazione viveva di agricoltura; l' istruzione universitaria e le istituzioni culturali mancavano del tutto; non esisteva assistenza sanitaria; la malaria era una malattia sociale; l' età media era di 38 anni.
Nell'aprile del 1939 l' Albania fu occupata dalle truppe di Mussolini.
Contro queste gli Albanesi opposero una resistenza eroica, mentre si creava un tessuto di nuclei partigiani e intellettuali socialisti che nel 1941, sotto la guida di Enver Hoxha, e in clandestinità, fondarono il partito comunista albanese.
Dopo il ritiro delle truppe tedesche (proclamazione della liberazione il 29 novembre 1944, festa nazionale), Hoxha proclamò l'11 febbraio 1945 la Repubblica Popolare d'Albania.
La Repubblica Popolare d' Albania(1945 - 1991)
Il regime di Hoxha aveva davanti un compito immane: portare l' Albania fuori da secoli di oscurantismo, da un medioevo prolungato fino ai gironi nostri.
C'era quindi l'urgente necessità di legarsi a nazioni più progredite.
Ma il ricordo di secoli di vessazioni straniere era troppo vivo perché il giovanme Stato si prestasse ad allenze che ne limitassero l' indipendenza ideologica e politica. Comincia quindi il balletto di allenza e rotture –anche clamorose- con i paesi comunisti “fratelli”.
Fino al 1948 vi fu un'unione doganale e monetaria con la Jugoslavia, ma la rottura tra la Jugoslavia e l'Unione Sovietica spinse l'Albania unicamente e decisamente verso l'URSS. Con la destalinizzazione, avviata nell'URSS a partire dal 1956, i rapporti tra i due stati si raffreddarono e dopo una rottura definitiva, avvenuta nel 1961, l'Albania si avvicinò alla repubblica Popolare Cinese. L'invasione di truppe sovietiche in Cecoslovacchia nel 1968 determinò l'uscita dell'Albania dal patto di Varsavia. Nel 1977-78 l'Albania (che nel frattempo si era completamente isolata dall'Europa), dissentendo dall'orientamento pragmatico adottato da Pechino, prese le distanze anche dalla Cina.
Hoxha guidò la rinascita del paese con pugno di ferro, elaborando una costituzione di forte stampo stalinista, bandendo la proprietà privata e la possibilità di professare una fede, liberandosi senza scrupoli degli avversari politici, e dando vita alla Segurimi, la temibile polizia di stato con compiti di spionaggio (pare vi fosse coinvolta quasi la metà della popolazione).
Per il terrore di possibili invasioni, ricoprì il territorio di bunker di cemento, oggi diroccati ricoveri di nomadi e animali.
In seguito, però, dopo la morte di Hoxha avvenuta nel 1985, l' Albania sembro' non sopportare più la “dittatura del proletariato”, e si determinò una cauta apertura del Paese; il successore di Hoxha, Ramiz Alia, diede avvio a un riavvicinamento economico e politico con l'Occidente e, sotto la pressione di sanguinose ribellioni scoppiate in tutto il Paese, a qualche concessione e a qualche riforma, ostacolata però dagli eredi di Hoxha ancora largamente sostenuti nelle campagne: nelle elezioni del 1991 questi ultimi hanno conquistato una larga maggioranza parlamentare, rendendo così incerto e difficoltoso il processo di democratizzazione del regime.
Intanto, la parte più povera ed esasperata della popolazione comincia a prendere la strada dell' espatrio.
  
Popolazione 
Gruppi etniciAlbanesi 97%, Greci 2%, Slavi 1%.
[materiale informativo
gentilmente fornito da
luana carbonini]
L'Albania à il paese più “giovane” d'Europa per l'età media dei suoi abitanti.
Circa la metà della popolazione lavora nell'agricoltura.
L'Albania è, insieme con la Turchia, uno dei maggiori produttori mondiali di cromo. Può contare inoltre su ricchi giacimenti di rame, nichel e ferro.

mercoledì 21 novembre 2012


L’Albania indipendente
e le relazioni italo-albanesi
(1912-2012)
22 novembre 2012
Con il patrocinio di:
Ministero degli Esteri della Repubblica Italiana
Ministero degli Esteri della Repubblica d’Albania
Ambasciata della Repubblica d’Albania presso la
Repubblica Italiana
Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell’Esercito
Archivio di Stato di Tirana
Dottorato di Ricerca in Storia d’Europa
Organizzazione:
CEMAS Centro per la Cooperazione con l’Eurasia,
il Mediterraneo e l’Africa Subsahariana
PRIN 2009
Nazioni e Imperi in Europa dal XVIII al XX secolo
Shqiptarët, mozaiku i Muzeut historik kombëtar
Aula Organi Collegiali
Rettorato, Piano terra
Città Universitaria
Piazzale Aldo Moro, 5
h. 9.30
Lorenzo Iaselli, Le relazioni finanziarie tra Italia e
Albania (1925-1943). Il ruolo della Banca Nazionale
d'Albania
Filippo Cappellano, Domenico De Luca,
Le operazioni italiane di controinsorgenza in Albania
(1941-1943)
Fabrizio Giardini, I militari italiani nella guerra
di liberazione albanese. Le fonti del Servizio Informativo
Militare
Ore 14.00-16.00
Panel 3 - Organi Collegiali
Fonti, testimonianze, cultura
Discussant Antonello F. Biagini
Aldo Terrusi, Ritorno al Paese delle Aquile
Kolec Topalli, Le relazioni storiche e linguistiche fra i
popoli delle due coste dell’Adriatico
Domenico Pignone, Le "isole linguistiche italiane"
e la conservazione del patrimonio genetico vegetale:
il caso degli arbëreshë
Daniel Pommier, L'Albania nei documenti statunitensi.
Dal regime comunista all'operazione Valuable (1945-1949)
Giovanni Ruggiero, Cronache albanesi. Un giornalista
a Tirana dopo la caduta del regime comunista
Panel 4 - Dipartimento Storia Culture Religioni,
Aula B - medievale
Gli italiani studiano l’Albania
Discussant Fabio L. Grassi
Antonello Battaglia, Roberto Sciarrone
Ipotesi di sbarco sulle coste albanesi. Lo studio del colonnello
Vittorio Trombi (1903)
Neritan Ceka, Il contributo italiano alle ricerche
archeologiche in Albania
9.30 Rettorato - Organi Collegiali
Indirizzi di saluto
Luigi Frati, Magnifico Rettore Sapienza
Edmond Panariti, Ministro degli Affari Esteri
Repubblica d’Albania
Giuseppe Gradilone, professore emerito Sapienza
Llesh Kola, Ambasciatore Repubblica d’Albania
Introduce
Antonello F. Biagini, L’Italia e l’indipendenza albanese
Ore 10.30-12.30
Panel 1 - Rettorato, Organi Collegiali
Il popolo delle aquile nella storia di lungo periodo
Discussant Mario Bova
Italo Costante Fortino, L’attività dell’Istituto internazionale di S. Demetrio Corone per l’Albania
Elio Miracco, Il canone del romanzo storico nel primo periodo dell’indipendenza
Sokol Paçukai, Lo sviluppo del sentimento nazionale albanese
Paolo Rago, La lotta identitaria degli albanesi
Panel 2 - Dipartimento Storia Culture Religioni,
Aula B - medievale
L’indipendenza difficile
Discussant Nevila Nika
Giuseppe Motta, L’indipendenza albanese e la questione aromena (1912-1918)
Alberto Becherelli, L’Albania nella politica estera italiana (1913-1920)
Alessandro Vagnini, La commissione di delimitazione dei confini (1921-1926)
Nadio Fusco, Il contributo della Società Geografica Italiana alla conoscenza dell'Albania
Roberto Reali, Il Centro di Studi sull'Albania presso l'Accademia d'Italia
Panel 5 - Dipartimento Storia Culture Religioni,
Aula B - moderna
L’Albania Contemporanea
Discussant Roberto Morozzo della Rocca
Andrea Carteny, Giulia Giustizieri,
Il sostegno albanese ai gruppi marxisti-leninisti di ispirazione maoista
Franco Pittau, Antonio Ricci, Gli Albanesi in Italia, un’accoglienza a fasi alterne
Rando Devole, L'immigrazione albanese in Italia. Un ponte tra i due Paesi
Stefano Pelaggi, L’emigrazione italiana in Albania
Ljubomir Frckoski, Collaboration of Macedonian and Albanian organizations and leaders in the process of building national States
Ilir Kulla, Il ripristino della vita religiosa in Albania
(1991 - 2012)
Gabriele Natalizia, La "Grande Albania"tra realtà e utopia
Emanuela Del Re, L'Albania nei prossimi cento anni, una visione strategica dall'Europa
16,30-17,30 - Organi Collegiali
Conclusioni



I N V I T O

il pontificio collegio greco e
la comunità bizantina di s. atanasio di roma

Nella ricorrenza del centenario dell’Indipendenza dell’Albania
Organizzano

Sabato 24 novembre 2012 - ore 17,00 - via dei Greci 46
una conferenza su
"L'Indipendenza dell'Albania e i Bektashi"
 Relatrice:  Prof.ssa Vittoria Luisa Guidetti
Moderatore:  Prof. Domenico Morelli

Domenica 25 novembre 2012 - ore 10,30 - Chiesa di S. Atanasio
via del Babuino, 149
La celebrazione della Divina Liturgia in lingua albanese
sarà presieduta dal Papàs Angelo Prestigiacomo

La S.V. è cordialmente invitata

21 shënmirtirit
Presentazione di Maria al tempio
Protovangelo di Giacomo 

La presentazione di Maria al tempio
 Intanto per la bambina i mesi andavano aumentando; quando ebbe due anni, Gioacchino disse: «Portiamola nel tempio al Signore per compiere la promessa da noi fatta, per paura che il Signore non ce la richiami e non risulti sgradito il nostro dono». Ma Anna rispose: «Aspettiamo il terzo anno, affinché non cerchi suo padre o sua madre». E Gioacchino disse: «Aspettiamo».
Quando la bimba ebbe tre anni, Gioacchino disse: «Invitiamo le figlie degli Ebrei, quelle senza macchia; prendano in mano, ciascuna, una lucerna, e siano (le lucerne) accese, affinché ella non si volga
indietro e il suo cuore non sia trattenuto fuori dal tempio del Signore». E cosí fecero fino a quando non furono saliti al tempio del Signore. Il sacerdote l'accolse, l'abbracciò, la benedisse ed esclamò: «Il Signore Iddio ha magnificato il tuo nome in tutte le generazioni (cf. Lc 1, 48). In te, negli ultimi giorni, il Signore manifesterà la sua salvezza ai figli di Israele». Ed egli la fece sedere sul terzo grado dell'altare ed il Signore Iddio effuse su di lei la sua grazia, ed ella si mise a danzare sui piedi e cosí fu presa a benvolere da tutta la casa di Israele.
La vita di Maria nel tempio
. E ritornarono i suoi genitori pieni di stupore, lodando e glorificando il Signore (cf. Lc 2, 20) Iddio perché la bambina non si era voltata indietro, verso di loro. Ora Maria dimorava nel tempio del Signore nutrita come una colomba ed il cibo lo riceveva dalla mano di un angelo. ..
L'icona
La scena mostra Maria condotta dai suoi genitori e accompagnata da sette vergini, nel momento in cui si avvicina al sacerdote Zaccaria, padre di Giovanni Battista... La scena si svolge all'interno del cortile del Tempio, indicato spesso da un velo rosso. Le facciate e i portici non hanno nulla in comune con un tempio orientale, richiamano invece le chiese ortodosse, soprattutto quelle della Russia e sono spesso incoronate da cupole a bulbo.
Secondo l'interpretazione di Origene, le tre parti del Tempio simbolizzano i tre gradi della vita spirituale. Nella patristica i tre libri di Salomone: Proverbi, Ecclesiaste (Qoèlet), Cantico dei cantici, ricevono questo significato, simbolizzano cioè la purificazione, l'illuminazione e l'unione con Dio.
Il cortile del Tempio rappresenta quindi il primo grado, la vita attiva dell'uomo che deve liberarsi dalle sue passioni (1'apàtheia). Gioacchino e Anna entrano con Maria in questo cortile per consegnare la loro bambina nelle mani del sacerdote. Nei loro gesti s'indovina la determinazione di offrire la figlia al servizio del Signore...  Arrivano quindi solennemente in corteo, accompagnati da sette vergini con in mano lampade accese.
Anna, vera grazia divina, conduce con gioia al Tempio di Dio colei che per grazia conserva l'eterna verginità; alle giovani portatrici di lampade accese ella chiede di scortarla e le dice: «Va', figlia mia, a colui che ti ha dato a me; sii un'offerta, un profumo di buon odore; penetra nel luogo santo, conoscine il mistero, preparati a divenire la gradita e splendida abitazione di Gesù, che concede al mondo la grazia della salvezza».
Davanti all'ingresso della seconda parte del Tempio, Zaccaria, vestito con gli abiti sacerdotali, attende il corteo. Sta in piedi sul primo gradino di una scala di quindici gradini, ricordo dei quindici salmi graduali, che porta verso il Santo dei santi. È così simbolizzato il secondo grado della vita spirituale, la visione di Dio nella creazione  che incammina all'unione con Dio. Maria si avvicina a Zaccaria senza timore né esitazione, alza le sue mani verso di lui chiedendo di essere condotta all'interno del Tempio.
Il cielo si rallegra e con lui la terra, vedendo il cielo spirituale, la sola Vergine immacolata avanzare verso la casa di Dio per esservi santamente educata. Zaccaria nella sua ammirazione le dichiara: «Porta del Signore, io ti apro le porte del Tempio; nell'allegrezza tu potrai percorrerlo, perché io so e credo che già abita tra noi la liberazione d'Israele e da te nascerà il Verbo di Dio che accorda al mondo la grazia della salvezza».
 Il Santo dei santi
Si vede la Vergine una seconda volta nella parte alta delle costruzioni, seduta sul gradino superiore della scala, davanti al santuario. Le porte sono chiuse perché è simbolo della visione pura di Dio, possibile soltanto nel Logos. Maria si prepara a questa visione, davanti al santuario ancora chiuso. Si tratta, infatti, di dire che sarà lei stessa quel Santo dei santi in cui Dio abiterà. Nutrita con il pane del cielo portato a lei da un angelo, crescerà per questo compito.
La Santa immacolata nello Spirito Santo è introdotta nel Santo dei santi e viene nutrita dall'angelo, lei che in verità è il santissimo tempio del nostro Dio, del Santo il quale santifica l'universo abitandolo e divinizza la natura decaduta dei mortali.
Nonostante la statura di bambina, Maria è già rappresentata come una persona adulta. Porta il maforion, il mantello di colore bruno-rosso scuro che ritroviamo su tutte le icone della Madre di Dio. Con il suo ingresso nel Tempio ella è già consacrata a colui di cui sarà madre. Non è forse la caratteristica dell'età matura il darsi totalmente e senza riserve al proprio compito?
( Lo Pseudo-Matteo precisa che Maria salì correndo i quindici gradini del santuario)
In questo giorno la Vergine immacolata è presentata al Tempio per divenire la dimora del Signore Dio e Re dell'universo e nutrice di ogni vita; in questo giorno il santuario purissimo, a tre anni di età, è portato in offerta al Santo dei santi. Per questo le diremo, come l'angelo: «Salve, o sola benedetta tra le donne».
I racconti del Protovangelo di Giacomo esercitarono la più forte influenza sull'arte e sulla liturgia della festa. Ma per descrivere la vita di Maria al Tempio egli si accontenta di qualche parola: «Vivendo come una colomba, riceveva il suo cibo dalla mano di un angelo». Un altro apocrifo, lo Pseudo-Matteo, in un'epoca in cui prosperavano i monasteri delle monache, traccia un ritratto di Maria, vergine modello per quanti si consacrano a Dio. Egli mostra come lo sviluppo dell'ascetismo ha permesso di cogliere meglio la grandezza di Maria e anche quale attrattiva ella ha esercitato in quanto Regina virginum sulle vergini cristiane. Questo ideale assomiglia a quello che sant'Atanasio aveva proposto alle vergini dell'Egitto, o a quello che sant'Ambrogio darà nei suoi scritti sulla verginità. Ma bisogna notare che né l'uno né l'altro erano a conoscenza di questo preteso soggiorno di Maria al Tempio. Ci resta da dire come questa epoca immaginava il soggiorno di Maria al Tempio e come questo quadro appariva una proiezione del presente sul passato: la vita nel Tempio è rappresentata secondo la vita monastica del tempo.
Come se ella avesse avuto trent'anni, si applicava all'orazione... Si applicava alla lavorazione della lana, e tutto quello che le donne anziane non avrebbero potuto fare, lei, in età così tenera, lo faceva. Si era imposta di dedicarsi all'orazione del mattino fino a terza; dopo terza fino a nona si occupava a tessere e a partire da nona ritornava alla preghiera e non l'abbandonava più fino all'ora in cui gli appariva l'angelo del Signore, dal quale riceveva il cibo... Infine, con le vergini di maggior età, era così ben istruita nelle lodi di Dio, che nessuna la precedeva nelle vigilie, né era più istruita nella sapienza di Dio, né più umile nell'abbassamento, né distinta nei canti di Davide... Piena di sollecitudine per le sue compagne, vegliava affinché nessuna di loro peccasse neppure con una sola parola, nessuna ridendo alzasse troppo la voce, nessuna giungesse alle ingiurie o all'orgoglio rispetto a una eguale . (Egon Sendler, Le Icone bizantine della Madre di Dio, edizioni S. Paolo)
Preghiere
La festa dell'Ingresso di Maria nel tempio (21 novembre)

Apolitikion
Oggi è il preludio della benevolenza di Dio e il preannuncio della salvezza degli uomini. Difatti la Vergine si mostra apertamente nel tempio di Dio e preannuncia Cristo a tutti. Acclamiamola anche noi ad alta voce: «Salve, o adempimento dell'economia del Creatore!».

Sticherà Prosomoia dei Vespri
Oggi, o fedeli, formiamo un coro cantando salmi ed inni e veneriamo la sua tenda santificata, l'Arca spirituale che contenne il Verbo incontenibile. Essendo difatti ancora fanciulla nel corpo, essa viene offerta a Dio in modo straordinario ed il grande Zaccaria la accoglie con giubilo come abitacolo di Dio.
Oggi il tempio animato della divina gloria del Cristo nostro Dio, la sola casta e benedetta tra le donne, viene portata nel tempio legale per abitare nel Santo dei Santi. Con lei si rallegrano in spirito Gioacchino ed Anna, ed i cori delle vergini cantano inni e salmi al Signore e venerano la sua Madre.
Tu sei la predicazione dei profeti, la gloria degli Apostoli, l'esultanza dei martiri e la causa del rinnovo di tutti gli uomini, o Vergine Madre di Dio: per te difatti noi siamo stati riconciliati con Dio. Perciò veneriamo la tua venuta nel tempio e tutti, insieme all'angelo, cantiamo salmi a te, noi tutti salvati per mezzo della tua intercessione.

Sticherà Prosomoia di Lodi
Le vergini, portando lampade e scortando in giubilo la Semprevergine, annunciano in spirito il futuro: la Madre di Dio infatti, essendo tempio di Dio, viene introdotta nel tempio in tenera età, con gloria verginale.
Essendo frutto illustre di santa promessa, la Madre di Dio si è dimostrata al mondo veramente come la piú eccelsa di tutte le creature. Condotta con pietà nella casa di Dio, ella compie la promessa dei genitori e viene affidata alle cure dello Spirito Santo.
O Vergine, che ti sei nutrita con fede del pane celeste nel tempio del Signore, tu hai partorito per il mondo il Verbo, pane di vita, tramite il quale come tempio scelto e immacolato tu sei stata mistica mente promessa allo Spirito Santo dopo essere stata sposata a Dio Padre.
Possa aprirsi la porta del tempio in cui abita Dio! Facendovi Gioacchino oggi entrare il tempio ed il trono del Re dell'universo, egli la depone dopo aver consacrato al Signore colei che il Signore stesso si era prescelta ad essere sua Madre.
Inni
CANONE PREFESTIVO DELLA PRESENTAZIONE DI MARIA (20 novembre)

Ode I
La Tuttasanta e Immacolata viene ad abitare nel Santo dei Santi per diventare tempio santificato di Dio santissimo, e fanciulle vergini procedono davanti a lei.
Il volere preeterno del nostro Dio che precede i secoli giunge a compimento con il tuo arrivo nel Santo dei Santi per divenire l'abitacolo del Verbo, o Fanciulla immacolata.
O Tuttapura, gli ispirati tuoi genitori depongono nel Santo dei Santi, per esservi educata, te che eri destinata a divenire la Genitrice di Dio, adempiendo cosí la promessa fatta.
O Signora, da' forza al mio cuore infermo e rasserenalo, perché è sconvolto dalle passioni, affinché possa con fede e amore proclamare beata te, la sempre degna di beatitudine, ed immacolatissima.
Ode III
Le fanciulle che precedono la Vergine con lucerne accese descrivono l'avvenire: da lei infatti nascerà la luce della conoscenza, destinata a sciogliere l'oscurità dell'inganno.
Rivaleggiando di zelo in un modo che conviene a Dio con quella di un tempo, Anna realizza la promessa e conduce nel santuario te, o Illibata, che sei destinata a concepire santamente e a generare.
Il sole distese i suoi raggi quando vide la nube della luce formatasi per volere divino nel Santo dei Santi: da lei deve stillare il perdono su quanti erano arsi dai peccati.
O Casta ed Immacolata, per amore abitando in te Dio divinizza me che un tempo fui defraudato dopo aver mangiato per inganno del serpente, e mi dona nuovamente la delizia incorruttibile al posto della corruzione.
Ode IV
Le divine lingue, o Pia, preannunciarono che saresti stata il luogo della natura incontenibile; per questo i cori verginali, portando lampade, ti scortano nel Santo dei Santi.
Gioacchino era colmo di onore mentre camminava con Anna e ti conduceva con letizia nel tempio santo, o tempio di Dio purissimo e Signora illibata e immacolata.
È sciolta la condanna paterna! Ecco difatti che la vite germoglia e sta per donarci il grappolo incontaminato che produce il vino dell'allegrezza per tutti i confini.
Avendo trovato solo te immacolata, il Verbo Creatore abitò nel tuo grembo, operando la nostra salvezza, o Immacolata, per grazia e indicibile misericordia.
Ode VStillino oggi le nubi giustizia! Oggi come in un cielo si dispiega nel tempio di Dio una nube divina; essa farà stillare la dolcezza che cancella ogni amarezza delle nostre anime.
Strano il tuo concepimento, strana anche la tua nascita, strano il tuo modo di procedere, o Vergine, e strana la tua introduzione dentro il tempio! Strane e paradossali sono le tue cose e superano ogni parola e intendimento, o Illibata!Lo Spirito santissimo interamente ti santificò allorché eri educata nel tempio e nutrita con celeste cibo. Perciò tu sei divenuta Sposa bellissima del Padre e Genitrice del Verbo.
0 Fanciulla, in te ho deposto tutta la mia speranza e nella tua misericordia io cerco rifugio. Rendi inaccessibile al danno dei demoni la mia anima affondata e indebolita dai flutti delle passioni.
Ode VI
Resi forti dalla divina grazia, i santi genitori della Vergine la deposero con amore quale colomba immacolata per essere educata nel Santo dei Santi.
Le fanciulle con lampade accese camminano davanti a te, che sei destinata ad accogliere dentro di te la luce che procede da luce, e in coro ti conducono nel tempio risplendente di Dio.
Il palazzo pieno di gloria, il motivo del grande strepito dei profeti, il trono santo viene deposto nel Santo dei Santi per essere preparato per il Re dell'universo.
O Fanciulla, inneggio al tuo concepimento, inneggio alla tua indicibile nascita, inneggio alla tua protezione che libera da ogni male me che accorro verso la tua tranquillità.Ode VII
O casta Vergine, quale sole splendente che irraggia per tutti i confini della terra i raggi salutari, il santo tempio accoglie te che sei destinata ad essere il tempio santissimo del Figlio di Dio.
Tutti battete le mani alla vista della ignara di nozze che reca i simboli della redenzione: viene difatti nutrita dalla mano di un angelo colei che è destinata a partorire ineffabilmente per noi il pane celeste. Anime tutte dei giusti che giacete sotto la terra, accogliete la buona novella: la colomba aurata che segna la fine del cataclisma spirituale è apparsa, e viene condotta con pietà nel Santo dei Santi. O Fanciulla immacolata, tu che sei bella, tu hai partorito quel Bello che ridà alla nostra anima la bellezza originale. Per questo noi a lui cantiamo: «Signore e Dio dei padri nostri, tu sei benedetto!».
Ode VIII
«Ascolta, rifletti, saggio vegliardo! - disse Anna a Zaccaria -. Con nobile animo accogli la bimba eccellente che io ebbi per divino volere. Per suo mezzo avverrà la redenzione. Deponila nel santo tempio, mentre esclami: Benedite, opere tutte del Signore, il Signore!».
«Solo Dio sia benedetto! - esclamò il sacerdote -. Tu fai ora risplendere con saggezza le vie della vita, svelando a noi il palazzo divino destinato ad abitazione di Cristo, il Re dell'Universo. A lui esclama: Benedite, opere tutte del Signore, il Signore!».
«Ecco, o sapientissimo vegliardo - disse Anna con pietà -, ricevi con munificenza l'eccelsa bimba che Dio mi donò e acclama l'unica che è destinata a trasformare le profezie in realtà, esclamando: Benedite, tutte le opere del Signore, il Signore!».
«Adesso, o donna, io so in modo chiarissimo - disse con brama il vegliardo - che germoglia in mezzo al tempio l'albero che produrrà il divino frutto destinato a ricondurre nel paradiso quanti furono precipitati nella corruzione per averne mangiato, e che con giubilo esclamano: Benedite, tutte le opere del Signore, il Signore!».
«La tua anima, o santa Fanciulla, sarà l'espressione degli indicibili oracoli - disse con impeto il vegliardo -. Ecco, infatti, o Vergine, che tu abiti nel tempio santo; da un angelo nutrita, tu dovrai concepire l'angelo del grande consiglio, al quale io canto: Benedite, tutte le opere del Signore, il Signore!».
O casta Fanciulla, noi a te moduliamo la voce di Gabriele: «Ave, o unica causa della gioia universale!
Ave, purificazione delle anime, o tu che partoristi la purificazione e la redenzione di noi che a lui cantiamo: Benedite, tutte le opere del Signore, il Signore!».
Ode IX
Ecco il monte santo, che procede con lampade accese dentro il Santo dei Santi; da esso si staccherà la pietra destinata a distruggere gli altari e i templi dei demoni, e farà dei mortali i propri templi e abitacoli santi.
Dio aveva giurato ed ora ha adempiuto, donandoci dalla tribù di Giuda la Semprevergine; il suo grembo produrrà l'albero della vita che redime dall'assaggio mortifero quanti subirono la caduta e sono stati ridotti in schiavitù per l'inganno del serpente.
Con bocca eloquente Anna gridò nel tempio di Dio: «A te dedico la bimba che mi hai donato, o Signore; da lei con indicibile amore devi prendere corpo e salvare il mondo da te plasmato, magnificandola quale Madre tua!».
Ecco: risplende un giorno di salvezza per quanti erano seduti nella notte dei mali: la porta sovraceleste, eccelsa più dei penetrali del tempio, entra con fede nel Santo dei Santi per essere trasformata dalla potenza divina in abitacolo santo di Dio.
Illumina, o Casta, gli occhi della mia anima, o tu che generasti la luce; che l'oscurità profonda del peccato non mi sommerga e che l'abisso dell'ignoranza non mi inghiotta! Ma tu stessa salva e guidami verso il porto del divino volere.
Giuseppe l'innografo

(Tersti Mariani del primo millennio, vol 2, città Nuova editrice)
OMELIA I PER L'INGRESSO DELLA SANTISSIMA MADRE DI DIO( per comprendere l'omelia tenere sotto gli occhi l'icona della festa)
Invito a celebrare la festa
1. Ogni divinissima festa, la volta che sia celebrata, riempie spiritualmente di gioia i fedeli attingendo da tesori e sorgenti provenienti da Dio. Ma quella che è ora celebrata, attirando gli animi come iniziatrice dei misteri, di tanto risplende maggiormente e al di sopra di tutte, per quanto è a tutti superiore la primeggiante figlia di Dio. Di lei infatti ricorre l'annuale sacrissimo convito, i cui partecipanti debbono essere immuni dal male.
E voi, se vi piace, accompagnatemi benevolmente con pensieri purissimi ed essendo ricoperti di risplendenti ornamenti. Insieme corriamo a raccogliere gli amati fiori del prato che è proprio della Madre di Dio. Cospargiamo di unguenti odorosi la sua bellezza come di boccioli dal colore di rosa che irrompe piena di profumi, come è stato bellamente composto in versi da Salomone che nel Cantico dichiara: «Chi è questa che sale dal deserto, come una colonna di fumo esalante profumo di mirra e d'incenso da ogni polvere di profumiere?» (Ct 3, 6). «Vieni qui dal Libano, o mia sposa, vieni dal Libano» (Ct 4, 8). Perciò scambievolmente esortandoci andiamo alacremente alla salutare e a tutti benefica solennità della Madre di Dio, e inginocchiatici dinanzi al penetrale guardiamo verso la fanciulla che si avanza verso la seconda cortina, Maria, la purissima Madre di Dio, colei che
ha posto fine alla privazione della sterilità e con la grazia del suo parto ha superato l'ombra della lettera della Legge (cf. Rm 2, 29).
A tre anni Maria è introdotta nel tempio
2. Infatti oggi compiendo tre anni si avanza per essere consacrata al tempio stabilito dalla Legge, ella che sola è detta tempio immacolato e supremo del Signore sommo sacerdote e fra tutti primo autore dei misteri, ella che nel suo proprio fulgore di splendore divinamente lampeggiante ha aperto l'oscurità che era nella lettera. Oggi l'infante
è consegnata al sacerdote, ella che a quaranta giorni consacrerà il Dio unico sommo sacerdote (cf. Lc 1, 22ss.), diventato per noi infante secondo la carne, mentre reggerà con le sue braccia colui che è infinito, al di sopra di ogni umano pensiero. Oggi il volume senza macchie, nuovissimo e purissimo, destinato non ad essere scritto dalla mano dell'uomo ma ad essere rivestito di oro dallo Spirito, è offerto in dono di ringraziamento santificato dalle benedizioni secondo la Legge... 
Oggi Gioacchino, essendosi deterso dalla vergogna della mancanza di figli, orgogliosamente si avanza per mostrare apertamente per le strade la sua propria prole, e a sua volta si manifesta come conduttore del rito secondo la Legge.Oggi anche Anna, che ha scambiato la continua sterilità con una felice fecondità, divinamente invasa da gioia infinita, avendo stretto al petto colei che è piú grande dei cieli, annunzia pubblicamente fino ai confini della terra di aver ottenuto una prole. Oggi la porta del tempio divino, spalancata, riceve la sigillata porta dell'Emmanuele (cf. Ez 44, 1-3) che entra rivolto verso l'Oriente. Oggi la sacra tavola del tempio incomincia a risplendere, essa che ha assunto il passaggio a riti incruenti, mediante la partecipazione e il dolcissimo abbraccio del culto divino della tavola che regge il pane celeste e vivificante. Oggi è offerta al propiziatorio colei che sola è stata detta nuovo divinissimo e purissimo propiziatorio, non costruito dalla mano dell'uomo (cf. Eb 9, 11), a favore dei mortali abbattuti dalle correnti dei peccati spinte di traverso. Oggi colei che con la consacrazione dello Spirito è destinata a ricevere il Santo dei santi in modo santissimo e glorioso, con una consacrazione piú eccelsa di quella del santo santuario, in età semplice ed inesperta di male è elevata e collocata in modo mirabilissimo al di sopra della gloria dei cherubini.
Maria, degna di lode
3. Oggi Maria, intorno alla quale chi pur dica innumerevoli cose tuttavia non riuscirà a tenere dietro al suo desiderio né tanto meno lo realizzerà, oggi suscita le sue lodi per essere stata elevata per bellezza al di sopra di ogni lingua e di ogni mente, in modo stupefacente. La goccia celeste da lei generata - immenso mare - rese manifeste le sue grandezze. In grazia di questa, la grandezza di lei è diventata incomprensibile per infinità e inesauribile è la gioia che proviene da lei. Infatti a tutti è possibile saziarsi in tutte le cose; ma nei canti e nelle feste in onore di lei il convito è inesauribile per dolcezza. Perciò le sorgenti delle lodi che prendono inizio da lei non possono essere disseccate: e poiché la fonte è ricca né diminuisce per l'uso (cf. Gv 4, 14) ma invece s'ingrossa per cento e per mille in piú di quanto se ne prende, non è possibile che coloro che ne attingono giungano alla fine. Infatti nella grande misericordia il mistero trabocca e crescendo
Gioia e esultanza di Anna
5. Quindi, dopo che ella, la nutrice della nosta vita, era stata nutrita con il latte, i suoi genitori portano a compimento il tempo a cui si erano obbligati con voto. Infatti, dopo aver riunito le fanciulle che intorno dimoravano, dice che procedano innanzi recando le fiaccole per modo che lei segua dietro, affinché rallegrata dallo splendore delle luci ella cammini senza girarsi.
Ed Anna, prima sterile ed infeconda, profetizzò, stendendo a Dio la sua mano e gridando chiaramente a grandissima voce: «Orsú - dice -, voi tutti uomini e donne raccolti per questa nascita, ancora di piú gioite con me che ora offro al Signore la figlia delle mie viscere in dono consacrato e splendente di luce divina. Orsú, capi del coro, insieme ai cantori ed alle suonatrici di timpano date inizio soavissimamente intonando un canto nuovo ed inaudito, precedendovi non Maria sorella di Mosè (cf. Es 20-21) ma guidandovi colei che è nata da me.
Voi tutti, vicini ed estranei, che venite dietro a me che, avendo felicemente generato, ho reso grazie con grandissima riconoscenza ed ora rimetto lietamente ai santi il frutto delle mie doglie, orsú, elevate gloriosamente canti ispirati da Dio. E voi, schiera dei profeti, istruendo la scelta raccolta con le splendenti lodi a voi ispirate dallo Spirito di Dio, intonate l'inno. Infatti, dove risuona una parola di eco profetica, là si spegne ogni piú contrario grido funesto.
6. E tu, Davide proavo di lei e progenitore di Dio, melodiosamente pulsando l'arpa a dieci corde (cf. 1 Sam 16, 23), orsú, falla risuonare ancora piú armoniosamente con le corde dello Spirito attraverso la tua bocca ispirata da Dio, chiaramente raffigurando una schiera di fanciulle, cosí come «al Re saranno condotte fanciulle dietro di lei, le sue compagne gli saranno presentate» (Sal 45, 15). Ecco, infatti, la moltitudine delle giovani forma il coro per le vie e la figlia del Re è condotta nel sacro edificio, nel santo tempio, essendo destinata a dar compimento al tuo vaticinio, lei, la mia bambina regalissima che tu chiami figlia: «Infatti tutta la gloria della figlia del Re - tu dicesti in simil modo suonando la cetra - dentro, in frange d'oro» (Sal 45, 14), rivestita di purezza incontaminata ed incorruttibile, e variamente ornata di incomparabile bellezza. Vieni qui, o Davide che fai risplendere la luce dell'alba: «Chi è costei che spunta come aurora, bella come la luna, splendente come il sole?» (Ct 6, 10). «Quanto sono belli i tuoi piedi nei sandali» (Ct 7, 1). «Quanto sei diventata bella e soave» (Ct 7, 7), tu che sei rivestita di sole e porterai una nuova meraviglia sotto il sole.
Sii presente, o Ezechiele dall'alta voce, che reggi proveniente da Dio il libro dello Spirito vivificante, e gridi la lode alla porta sigillata rivolta verso l'Oriente e conduttrice verso Dio (cf. Ez 7, 9). E se c'è qualche altro - a due a due - dell'ordine sacramentale scelto, oppure tutto il restante gruppo dei veggenti, suvvia acclamate, vedendo avanzarsi il compimento di ciò che è stato profetizzato. E che? Voi, prima progenitori che state per essere liberati dalla maledizione e state per riottenere la sede delle delizie dalla quale foste scacciati (cf. Gn 3, 23), forse non innalzerete inni alla causa della vostra salvezza, con elogi convenienti e lodi grandissime? O forse se non è lecito a voi innalzare la voce, e non è lecito che io la innalzi con voi e che tutta la creazione esulti insieme con noi?» (cf. Rm 8, 19-22).
La soglia del tempio è santificata da Maria
7. Con queste considerazioni, come era conveniente, la saggia Anna adeguandosi al passo e con lei il dolcissimo marito insieme alle fanciulle portatrici di fiaccole accompagnano colei che è nata da loro, raggiungono il tempio, e quindi si aprono le porte per accogliere la spirituale porta di Dio l'Emmanuele, e la soglia è santificata dalle orme di Maria. Il tempio è illuminato dalle fiaccole, ma ancora di piú esso risplende di luce abbagliante per l'arrivo di una sola fiaccola: il suo splendore è ancora piú abbellito dall'ingresso di questa. I rivestimenti dei corni dell'altare (cf. Ez 27, 2) si imporporano per la sua virginea e purpurea veste. Gioisce Zaccaria  che è stato giudicato degno di accogliere la Madre di Dio; si rallegra Gioacchino davanti che con il compimento della sua offerta testimonia l'avveramento dei vaticini. Esulta Anna per la consacrazione del suo rampollo; tripudiano i primi progenitori che si sottraggono alla chiusura della condanna; si compiacciono i profeti, e insieme a loro gioiosamente balza fuori tutta la schiera di coloro che sono in grazia.
I genitori affidano la figlia al sacerdote
8. Dunque la figlia di Dio cosí è introdotta, e sta ferma ai corni dell'altare dopo che i genitori hanno pregato e mentre il sacerdote si accinge a benedire. Ma di nuovo i genitori gridano al sacerdote: «Ricevi colei che è destinata a ricevere il fuoco immateriale e incomprensibile; ricevi colei che sarà il ricettacolo del Figlio e Verbo del Padre ed unico Dio, prendi colei che ha annullato la vergogna della nostra infecondità e della nostra privazione. Porta all'altare colei che sta per introdurci nell'antico pascolo del paradiso; prendi in tuo potere colei che nel suo proprio parto assoggetterà il dominio dell'inferno e la forza della morte che a noi reca timore. Cingi con le braccia colei che intorno copre la nostra natura che nell'Eden fu denudata; prendi la mano di lei, che avvolge in fasce colui che porrà fine alla nostra mano intemperante e violenta che si è orgogliosissimamente protesa. Consacra a Dio colei che consacrerà noi, lei che è compimento divino dell'attesa delle nostre speranze.
Guarda, Signore, guarda. Prendi colei che tu hai dato; ricevi colei che tu hai donato; accogli colei che tu ci hai assegnato per sciogliere la nostra sterilità. Tu, che per mezzo di lei condanni l'infecondità della Legge, tu attraverso di lei ci hai riscattato dal perpetuo spavento: prendi costei che ha bene provveduto a noi e che tu stesso hai prescelto, hai predestinato e hai santificato. Stringi colei che si appoggia a te, che è affascinata dal tuo odore, e che dalle foglie spinose (cf. Gn 3, 18) della nostra indegnità tu hai scelto come giglio; con lietissimo viso prendi fra le braccia colei che ti è offerta. Ecco, a te noi consacriamo lei e consacriamo anche noi stessi».
Discorso di Zaccaria a Gioacchino ed Anna
9. Queste furono le concordi parole dei giusti, queste le voci della coppia coniugale cara a Dio, questa la ben composta consacrazione dei progenitori di Dio. E quindi Zaccaria, accolta la fanciulla, cosí è verosimile che dica dapprima ai genitori: « O autori della nostra salvezza, che cosa io vi dirò? Come vi chiamerò? Io rimango stupito nel vedere quale frutto avete portato. Di tale valore è infatti chiunque per la sua purezza attiri Dio ad abitare in lei. Non è mai nata, né mai nascerà alcuna donna che risplenda per una tale bellezza. Voi apparite come i due fiumi raddoppiati che scaturiscono dal paradiso (cf. Gn 2, 10-15), portando una fiaccola superiore all'oro ed alla pietra preziosa, la quale illumina tutta la terra con la bellezza della sua immacolata verginità e con i suoi rugiadosi fulgori.
Voi siete stati riconosciuti come astri lucentissimi, in qualche modo inseriti nel firmamento, mentre ciascuno di voi serenamente illumina la buia ombra della lettera oscura e della Legge tempestosa
e saggiamente guida senza inciampo i credenti in Cristo alla nuova grazia della recente luce.
Voi siete stati riconosciuti come corni splendentissimi del tempio spirituale della Nuova Alleanza, contenendo nelle vostre viscere il santificato altare della sacra vittima, spiritualissimo e a Dio consacrato. Voi, se non è di poco conto dirlo già in anticipo, mediante la vostra cura del sacerdote reggitore del mondo siete stati riconosciuti in modo misteriosissimo anche come i cherubini che circondano il propiziatorio (cf. Es 25, 18ss.). Piú che l'oro anticamente lavorato a rivestimento
dell'arca (cf. Es 25, 10) voi appariste a tutt'intorno ricoprire l'arca spirituale e divina di colui che nella croce ha sottoscritto la nostra liberazione. La vostra gioia è gioia dell'universo, la vostra gloria è detta letizia per tutti.
Beati voi, che siete diventati genitori di tale figlia! Benedetti voi, che avete presentato al Signore tale dono benedetto! Felici le mammelle dalle quali ella fu nutrita, e felice il seno dal quale ella è stata portata! (cf. Lc 11, 27).
Indirizzo di saluto di Zaccaria a Maria bambina
10. Vieni qui anche tu, fanciullina piú alta dei cieli. Vieni qui, tu che sei vista come bambina e con la mente sei conosciuta come officina divina. Vieni qui, santifica ancora di piú il vestibolo del santuario: infatti, per dirla ancora in una parola, non tu sei santificata, ma piuttosto sei tu che assai lo santifichi.
Vieni qui, piegati verso il penetrale e verso la cella che incute tremore, tu che diventerai tesoro immenso e imperscrutabile. Entra nel vestibolo dell'altare, tu che infrangi il vestibolo della morte. Guarda dentro, verso il velo (cf. Es 26, 31ss.), tu che con il tuo fulgore illumini coloro che sono accecati dal gusto oscurante. Porgi le mani a me che ti conduco come una bambina, e prendi la mano, a me che sono stanco per la vecchiaia e mi sono piegato alla trasgressione del comandamento per ardore terreno, e conducimi alla vita. Ecco, io ti tengo come piccolo bastone della vecchiaia e ristoro della natura indebolita dalla caduta. Ecco, io vedo te che diventerai sostegno di coloro che sono caduti verso la morte. Accostati a venerare la mensa, per la quale in molti simboli è stato detto che essa ha profetizzato te, mensa spiritualissima ed incontaminata. Cammina attraverso tutto il recinto dell'altare poiché, spirando odore d'incenso (cf. Es 30, Iss.), sei diventata piú che profumo per coloro che ne aspirano l'olezzo, tu che egregiamente sei stata proclamata turibolo della lingua ispirata da Dio e dei profeti portatori dello Spirito.
Sali, sali sul gradino della sacra dimora. Compiacendosi per la freschezza della tua beltà le figlie di Gerusalemme tessono gioiose la lode e i re della terra ti dichiarano beata: tu che sei stata riconosciuta divino fondamento e nel modo piú soave sei stata indicata al patriarca per eccellenza Giacobbe come scala sostenuta da Dio (cf. Gn 28, 12ss.). Vieni, o Signora, poiché poggiare su tale piedistallo si addice a te che sei regina e sei glorificata al di sopra di tutti i regni. Il luogo consacrato conviene per abitazione a te che sei trono piú alto che i cherubini. Ecco, poiché tu sei regina dell'universo, a te io ho attribuito degnamente il primo seggio; ma orsú, solleva tu stessa coloro che sono giú precipitati. E quindi ora insieme a Davide io grido: «Ascolta, o figlia,
guarda e china il tuo orecchio, dimenticati della tua gente e della casa di tuo padre, ed il Re bramerà la tua bellezza» (Sal 45, llss.).
11. Il vecchio cosí si comportava, anche se nella sua intenzione con lodi piú numerose di queste. I genitori si mossero, e la figlia consacrata a Dio fu lasciata. Con tremore gli angeli la servivano per il ministero delle vivande, e la fanciulla si cibava da esseri immateriali con nutrimento (non sappiamo se) materiale o immateriale. Cosí attraverso un adempimento che proveniva da Dio si compivano i riti della divina iniziazione, cosí la bambina cresceva e si rafforzava, ed invece perdeva forza tutta l'avversità della maledizione a noi data nell'Eden (cf. Gn 3, 16ss.).
Salutazione a Maria
12. Ma orsú appunto, o cara adunanza in onore di Dio, a voce unanime rivolgiamo 1'Ave alla Regina (cf. Lc 1, 28) con quanta forza è possibile al nostro pensiero infantile, pur non potendo celebrare perfettamente la sua festa: ma tuttavia incoraggiamo la nostra debolezza per quanto è possibile, poiché è caro a Dio ciò che si fa secondo la propria capacità. Infatti ella che sola è stata dichiarata vergine e madre, è superiore ad ogni pensiero, e ben chiaro ne è il motivo. Infatti quale vergine ha mai generato, o dopo aver generato ha conservato inviolata la verginità? Chi, se non tu sola, tu che senza mutazione hai partorito per noi Dio nella carne, o fanciulla beatissima?
13. Ebbene Ave, o tu che oggi nel tuo ingresso nel Santo dei Santi hai posto una veste purpurea veramente rivestita da Dio addosso a noi, che nell'Eden eravamo stati denudati dell'indumento glorioso e non tessuto da mano umana (cf. Gn 3, 17) a causa del cibo apportatore di morte e bruciatore delle anime: tu, o Sposa di Dio, che sei la remissione dei peccati (cf. El 1, 7) donata da Dio a noi insozzati di fango. Ave, tu che oggi al primo inizio della splendidissima e veneranda Presentazione raduni tutta la schiera dei profeti, i quali con cimbali dal bellissimo suono come armoniosi strumenti intonano l'inno dalla voce divinissima e conducono la danza in letizia a guida delle anime.
14. Ave, tu che con la cadenza dei tuoi passi hai calpestato il diavolo, il diabolico serpente dalla mente tortuosa e odiatore del bene, che per me è stato nefasta guida verso la disobbedienza (cf. Gn 3, 1-13): tu che hai preso come compagna di strada la natura corruttibile che si era mostrata facile alla caduta, per ricondurla di nuovo verso il tabernacolo immateriale e santo che non conosce vecchiaia.
Ave, tu che con le fiaccole della tua Presentazione hai fatto risplendere luminosamente il giorno della gioia e dell'esultanza (cf. Sal 45, 15) su coloro che erano conficcati nell'ombra della morte e nell'abisso dell'impotenza, ed hai garantito che per mezzo tuo sarebbe stato deciso da Dio il dissolvimento delle tenebre, o Maria mirabile al di sopra di tutto.
Ave, o tu che sei nuvola (cf. Es 19, 16) che fa distillare su di noi la divina rugiada spirituale (cf. Es 16, 13), tu che con il tuo odierno ingresso nel Santo dei Santi hai fatto sorgere il sole splendidissimo su coloro che erano trattenuti nell'ombra della morte: sorgente piena di Dio, da cui i fiumi della conoscenza di Dio, versando la limpidissima e rilucente acqua dell'ortodossia, distruggono la turba delle eresie.
15. Ave, soavissimo e spirituale paradiso di Dio, piantato oggi verso l'Oriente dall'onnipotente destra della sua volontà (cf. Gn 2, 8) e germinante a lui il giglio odoroso e la rosa che non appassisce -
a vantaggio di coloro che, rivolti all'Occidente, hanno bevuto il pestilenziale amaro della morte distruttore delle anime -, mentre in esso fiorisce il legno vivificante per la conoscenza della verità, e coloro che ne gustano diventano immortali.
Ave, tu che sei la reggia incontaminata e purissima di Dio Re dell'universo, sacralmente costruita, essendo tu circondata dalla sua maestà e ristorando tutti ospitalmente con il mistico godimento di te stessa: tu ora ti stabilisci nella dimora del Signore - e cioè nel suo santo tempio -, mentre in te si trova, variamente ornato e non costruito da mano umana, il talamo dello sposo spirituale (cf. Sal 19, 6) ed in te il Verbo, volendo riportare sulla strada l'errante, si è coniugato alla carne per riconciliare (cf. Rm 5, 10) coloro che per propria volontà si erano già separati.
16. Ave, nuova Sion e divina Gerusalemme, santa «città di Dio grande Re, nelle cui torri Dio si fa conoscere» (Sal 48, 3ss.), facendo piegare i re nella venerazione della tua gloria e disponendo tutto il mondo a celebrare in esultanza la solennità della tua Presentazione: tu sei realmente candelabro a sette lumi (cf. Es 25, 31), aureo e splendente, acceso dalla fiamma intramontabile, che è alimentato dall'olio della purezza e garantisce lo spuntare della luce a coloro che sono ciechi per la tetra oscurità (cf. 2 Pt 2, 4) dei peccati.
Ave, monte di Dio fertilissimo ed ombroso (cf. Sal 68, 16): essendosi nutrito in esso, l'agnello spirituale si addossò i nostri peccati e le nostre infermità; rotolando giú da esso la pietra non tagliata da mano umana schiacciò gli altari degli idoli (cf. Dn 2, 34) e «diventò testata d'angolo, meraviglia agli occhi nostri» (Sal 112, 22ss.).
17. Ave, tu che sei santo trono di Dio, offerta divina, casa della gloria, splendore bellissimo, scelto gioiello, universale propiziatorio e «cielo che narra la gloria di Dio» (Sal 19, 2), Oriente che fa spuntare una luce che non tramonta: di questa «la partenza è da un estremo del cielo e nessuno di coloro che sono mai nati è fuori dal suo calore» (Sal 19, 7), e cioè della provvidenza reggitrice.
Ave, tu che con la tua nascita hai disciolto i vincoli della sterilità, hai dissolto la vergogna dell'infecondità, hai affondato la maledizione della Legge (cf. Gal 3, 13), hai fatto fiorire la benedizione della grazia, e che con il tuo ingresso nel Santo dei Santi hai portato a compimento il voto dei_tuoi genitori, la fondazione del nostro perdono e la pienezza della nostra gioia, poiché hai condotto innanzi a te l'inizio della grazia.
18. Ave, Maria piena di grazia (Cf. Lc 1, 28), piú santa dei santi, piú alta dei cieli, piú gloriosa dei cherubini, piú onorata dei serafini, piú venerabile al di sopra di tutta la creazione: tu che con la tua gloriosa e splendente Presentazione porti a noi il ramoscello d'ulivo liberatore dal diluvio spirituale (Cf. Gn 8, 11), o colomba che ci porti la lieta novella del porto di salvezza, e di cui «le ali sono argentate e il dorso nel pallore dell'oro» (Sal 68, 14), mentre le fa lampeggiare il santissimo e illuminante Spirito: urna tutta d'oro (Cf. Es 16, 33), che contieni la dolcezza delle nostre anime, e cioè Cristo nostra manna.
Preghiera di chiusura
19. Ma, o Tuttapura, tutta degna di lode e tutta venerabile, offerta a Dio superiore a tutte le cose create, terra non arata, vite lussureggiante (Cf. Ez 19, 10), coppa esilarantissima, sorgente zampillante (Cf. Es 17, 6), Vergine generante e Madre inesperta d'uomo, gioiello di santità, ornamento di modestia, con le tue preghiere bene accette e maternamente rivolte a tuo Figlio, Dio creatore di tutte le cose nato da te senza padre, regolando il timone della disciplina ecclesiastica dirigilo verso il porto immune da onde, ossia non agitato dall'afflusso di eresie e di scandali.
Rivesti i sacerdoti nel modo piú lucente con la giustizia e con l'esultanza della genuina fede gloriosa ed irreprensibile.
Tu guidi lo scettro in pace e in felice stato agli imperatori ortodossi che al di sopra di ogni colorazione di porpora e di oro purissimo, al di sopra di ogni perla o pietra preziosa, hanno avuto in sorte te come diadema, mantello e ornamento sicuro del loro regno: assoggetta, stendendoli ai loro piedi, i perfidi popoli barbari che bestemmiano contro di te e contro il Dio nato da te.
Nell'ora della guerra porta soccorso all'esercito che si appoggia sempre sui tuoi aiuti; conferma i sudditi a procedere secondo il comando di Dio nella docile osservanza della disciplina.
Custodisci la tua città che ha te come torre (Cf. Sal 61, 4) e fondamento, cingendola di forza ed incoronandola con i premi della vittoria.
Conserva sempre lo splendore del tempio, abitazione di Dio; preserva i tuoi cantori da ogni avversità e dalle sofferenze dell'anima. Assegna la liberazione ai prigionieri; mostrati come conforto agli stranieri che sono senza tetto e senza difesa.
Stendi a tutto il mondo la tua mano sostenitrice, affinché in letizia ed esultanza con rito splendidissimo noi celebriamo tutte le tue solennità insieme a quella che ora viene festeggiata, in Cristo Gesú, re di tutte le cose e nostro vero Dio, al quale la gloria e la potenza, insieme al Padre santo e principio di vita ed allo Spirito coeterno, consostanziale e insieme regnante, ora e sempre e nei secoli dei secoli. Amen.
(Omelia I per l'Ingresso della santissima Madre di Dio, Germano di Costantinopoli,
Testi Mariani del Primo Millennio, vol 2. Città Nuova editrice)
http://www.mariaoggi.it/presentazionemaria.htm